Un frame dello show di Beppe Grillo a Che tempo che fa

Spronata dalla domanda di una lettrice della rubrica “7 e mezzo” (del 24 novembre scorso), che la giornalista altoatesina cura ogni settimana su Sette, magazine del Corriere della Sera, Lilli Gruber torna sul recente “comizio” di Beppe Grillo nel salottino di Fabio Fazio. E lo fa senza lesinare critiche al fondatore del M5s, partendo dalla veridicità (o meno) del mea culpa del comico secondo cui il suo sarebbe stato un “fallimento”, visto che tutti quelli che egli ha “mandato affanculo” sono ora al governo.

Un frame dello show di Beppe Grillo a Che tempo che fa

Comico o politico? Questo è il dilemma

 “Da quando è nato il Movimento 5 Stelle” scrive Gruber, “ogni volta che Beppe Grillo parla, tutti i media si fanno sempre la stessa domanda: sta parlando il comico o il politico? Va preso sul serio o sta recitando un pezzo del suo spettacolo? Un’ambiguità voluta e mai risolta, riproposta con forza nella trasmissione di Fabio Fazio”.

Per Lilli, quello di Grillo è “un fallimento molto paradossale, verrebbe da dire, visto il tono sarcastico con cui lo stesso Grillo conduceva il suo personale show”. A parere della giornalista, “il punto centrale non è però la performance televisiva” di Grillo, quanto invece “il bilancio della sua politica italiana”. Lilli chiama in causa una disamina del collega Giovanni Floris, secondo il quale “Grillo non ha peggiorato il Paese, perché ha rimesso in gioco molte forze e molte istanze che sembravano scomparse. Il suo vero fallimento è stato aver scatenato il linguaggio populista a sinistra per poi regalarlo alla destra”.

Un frame dello show di Beppe Grillo a Che tempo che fa

A parere di Gruber, è stato per l’appunto questo “il grande limite di un movimento che, per molti anni, ha insistito sugli slogan ‘uno vale uno’ e ‘né di destra né di sinistra’, arando il terreno della rivolta contro le cosiddette élite, tutte indiscriminatamente, solleticando il furore contro la ‘casta’ e ‘l’establishment’, a prescindere e senza distinzioni“. E la conduttrice di Otto e mezzo precisa: “Come se ogni forma di competenza e di esperienza fosse una colpa o uno stigma di correità per i problemi del Paese, arrivando al paradosso – come ha osservato Ezio Mauro – che ‘solo l’ignoranza fosse garanzia di innocenza“.

Lilli Gruber ospita Giuseppe Conte a Otto e mezzo
Lilli Gruber e Giuseppe Conte a Otto e mezzo

A questo punto, Lilli indirizza una lode al “rivale” interno di Grillo – e da questi “bastonato” durante il comizio televisivo da Fazio – ovvero Giuseppe Conte, più volte ospite di Otto e mezzo e per il quale – durante il secondo mandato de ‘l’avvocato del Popolo’ – la conduttrice pareva avere una certa simpatia personale. Riferendosi alla suddetta celebrazione del M5s dell’ignoranza quale garanzia d’innocenza, Lilli Gruber puntualizza infatti: “Per converso, proprio il secondo governo Conte, durante gli anni del Covid, fu quello che più si affidò – meritoriamente – alle istituzioni europee e alle istituzioni scientifiche per contrastare gli effetti della pandemia“.

Una forza populista scalza l’altra

 Ma a quel punto proprio in quello spazio anti-sistema che Grillo ha creato e nutrito, si è insediata una nuova forza populista, stavolta radicalmente di destra, capace di imporsi nel dibattito politico e nell’immaginario elettorale come unico vero presidio contro i ‘palazzi’ del potere, ultra-nazionalista, anti-immigrati e anti-europeo. Come ha riconosciuto lucidamente Grillo: ‘Tutti quelli che ho mandato aff… sono ora al governo'”. Ed è a questo punto che Lilli rivolge l’accusa più risonante al comico genovese. “Questo quindi è il vero fallimento di Grillo, il suo ‘peggiorare il Paese’: non il reddito di cittadinanza, di certo non l’aver risvegliato un sentimento di partecipazione e una sacrosanta richiesta di onestà in politica. Ma aver preparato il terreno alla destra post-fascista oggi al potere“.

Grillo ha saputo fondare un movimento, portarlo al 34% dei consensi, condurlo al governo del Paese. Ma non ha saputo chiudere una volta per tutte le sue ambiguità, non ha saputo dare una direzione precisa al momento giusto. E – conclude la giornalista – ha lasciato inevase troppe domande: di destra o di sinistra? competente o dilettante? Comico o politico? E in questo libro resterà probabilmente per sempre”. Beppe Grillo risponderà mai a Lilli Gruber e alle sue accuse di aver in ultima analisi lastricato la strada alla destra meloniana oggi al potere? Staremo a vedere.

Lilli Gruber, Otto e mezzo, La7

Pubblicato il 30 novembre 2023 su Dagospia

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Di Marco Zonetti

Di formazione classica, ma con sguardo attento alla contemporaneità, dal 2003 sono traduttore ed editor di narrativa e saggistica dall’inglese e francese per Rizzoli, Sperling & Kupfer, Longanesi, Piemme, Amazon. Dal 2020 giornalista co-fondatore e direttore di www.vigilanzatv.it – testata giornalistica digitale indipendente – su cui sono puntuale osservatore dell’agone televisivo (su base Auditel) e delle iniziative della Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI. (foto ©SimonaFilippini)

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