Una commossa Emma Stone riceve l’Oscar – il secondo, meritato – per la straordinaria interpretazione di Bella Baxter in Poor Things!; film diretto da Yorgos Lanthimos che ha vinto anche per i migliori costumi, scenografia e trucco. Per lo straordinario impegno di chi ha saputo creare il mondo gotico di un personaggio che ha rappresentato più di una sfida: per la protagonista, per l’originalità e difficoltà nel calarsi dei panni di una donna che “impara” la vita, e a gestire le emozioni di bambina. Per il regista, che ha saputo trasformare un romanzo vittoriano in un film che è un autentico manifesto femminista. Insomma, per lo sforzo d’immaginazione e interpretativo di premiati e non (tra cui un Mark Ruffalo surclassato da un insuperabile Robert Downey Jr.).
Trionfo annunciato per Oppenheimer: 7 premi su 13 nomination. Primo fra tutti quello al miglior film e regia a Christopher Nolan al suo primo Oscar dopo 5 candidature. Premiati poi i due migliori attori Cillian Murphy e Robert Downey Jr.. Premi che si sommano al miglior montaggio, fotografia, e colonna sonora.
Vittoria scontata anche quella de Il ragazzo e l’airone, il miglior film d’animazione di Hayao Miyazaki. Nessun premio invece per Killers of the Flower Moon nonostante la candidatura di Martin Scorsese alla regia, Robert De Niro e di Lily Gladstone, la prima nativa americana mai premiata.
Dura la sfida per l’italia: Io Capitano di Matteo Garrone ha portato i migranti “mediterranei” alla ribalta cinematografica (e speriamo non solo) internazionale, senza aver ricevuto l’ambito riconoscimento: miglior film straniero è stato giudicato infatti La zone d’interesse del britannico Jonathan Glazer, che ha battuto anche Perfect Days di Wim Wenders e Anatomia di una caduta di Justine Triet. Film campioni d’incasso e critica.
La zona d’interesse, è stato premiato anche per il miglior montaggio sonoro. Ad Anatomia di una caduta è invece andato l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, mentre quella non originale è stata riconosciuta ad American Fiction (qui tutti i premi).
L’appello alla pace ha dominato la serata: in una manifestazione che Emiliano Morreale su La Repubblica ha definito, a ragion veduta, la cerimonia della Hollywood che vorrebbe essere; alla luce della profonda trasformazione che lo streaming ha impresso a un’industria che mantiene comunque il suo primato nel mondo.
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