Tutto è ormai pronto per festeggiare la maggiore età della Festa del Cinema di Roma che si inaugura all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone oggi, mercoledì 18 ottobre, nel ricordo di Anna Magnani a 50 anni dalla scomparsa. La novità di questa edizione, che si preannuncia ricca di iniziative ed eventi all’indomani dell’accordo tra attori e sceneggiatori d’oltreoceano e le “nuove” major dello streaming (che aveva già messo a rischio la buona riuscita della mostra di Venezia), è l’esordio alla regìa di quattro fra le nostre attrici migliori. L’onore di aprire la manifestazione spetterà a C’è ancora domani, l’omaggio al neorealismo di Paola Cortellesi. Ma la programmazione offre anche il debutto alla regìa di Margherita Buy. Una lunga carriera costellata di premi, l’attrice è passata dietro la macchina da presa per raccontare la (sua) paura di Volare, Unfitting, il cortometraggio autobiografico di Giovanna Mezzogiorno e Mur, il docu-film di Kasia Smutniak sulla rotta di migrazione balcanica dal medio-oriente.
C’è ancora domani
Una forma “antica” per un problema che ha radici lontane, di grave attualità: la violenza domestica. Paola Cortellesi sceglie per il suo debutto alla regìa di rendere omaggio al cinema dell’epoca che mette in scena – in un autorevole bianco e nero – per raccontare di Delia, madre di tre figli e moglie di Ivano (Valerio Mastandrea). Una storia ambientata nella Roma del 1946 che si sta riprendendo a fatica dalle conseguenze della guerra; una nazione tuttavia fresca di Liberazione, piena di speranza e prossima al suffragio universale: per la prima volta nella storia d’Italia le donne sarebbero di lì a poco state ammesse a partecipare alle elezioni amministrative. La vicenda descritta però non varca i confini del cortile di casa attorno al quale si riuniscono gli altri protagonisti: Marisa (Emanuela Fanelli), l’amica con cui Delia condivide i pochi, possibili, momenti di leggerezza, e Nino (Vinicio Marchioni), che la riporta con la memoria ai sogni di un amore adolescenziale. Sarà il matrimonio della primogenita Marcella (Romana Maggiora Vergano) con un giovane benestante la scintilla che accenderà in Delia la voglia di reagire a una condizione ritenuta per lo più ineluttabile per una donna. Sceneggiato da Paola Cortellesi, Furio Andreotti e Giulia Calenda, prodotto da Mario Gianani e Vision Distribution (una società del gruppo Sky) C’è ancora domani sarà nelle sale cinematografiche dal 26 ottobre.
La paura di volare
l’aviofobia, ovvero la paura di affrontare un viaggio aereo, è quanto narrato in Volare da chi la vive da anni in prima persona. La protagonista – che Margherita Buy interpreta – ha un nome che sembra di fantasia: AnnaBi. Ma l’espediente sta forse a rappresentare la vastità della categoria degli aviofobici, che si distinguono in quelli che su un aereo non salgono affatto (lunga sarebbe la lista degli artisti) – in barba ai danni alle loro carriere e alla loro vita di relazione – a quelli che vi salgono, magari leggono per distrarsi per l’intera durata del volo, senza poi ricordare nulla di quanto letto. Insomma, siamo bipedi allevati a terra, inutile negarlo, in attesa di vedere se Margherita Buy sia riuscita da regista a imprimere la stessa levità cui ci ha abituati da attrice alla rappresentazione di una nevrosi del mondo moderno. Volare è un film prodotto da RaiCinema e, fra gli altri, da Marco Bellocchio, Beppe Caschetto e Ita Airway; interpretato da Anna Bonaiuto, Giulia Michelini, Euridice Axen, Francesco Colella, con l’amichevole partecipazione di Elena Sofia Ricci.
Il diritto di cambiare
L’arte, si sa, rende immortali. Ma nel cinema diventano immortali prima di tutto i personaggi cui gli attori danno vita: quelli cui imprimono quei caratteri che li consegnano all’immaginario collettivo. È il caso della Giulia de L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, interpretata da una giovane Giovanna Mezzogiorno. Capita però che l’attrice diventi madre, conduca una vita comune, e col trascorrere degli anni metta su qualche chilo, non coincidendo più col personaggio con cui il pubblico la identifica. Ma se una volta si cambiava semplicemente ruolo incarnando prima figlie, poi madri e nonne – la carriera di Stefania Sandrelli lo insegna – al tempo dei social il cambio di ruolo, ammesso che vi sia, può scatenare un fenomeno sempre più diffuso: il body-shaming, che assume contorni di efferata crudeltà quando mira a colpire una donna. È per l’incidenza di questo fenomeno (noto anche il caso di Vanessa Incontrada) che Silvia Grilli, direttrice di Grazia, ha proposto a Giovanna Mezzogiorno di raccontare – con ironia, beninteso – la sua esperienza di “esclusa” dai ruoli dopo due gravidanze, e qualche anno (e chilo) trascorso da quel bacio che si è poi reso fatale.
Unfitting, cortometraggio di 9 minuti che Giovanna Mezzogiorno ha scritto e diretto, ha un cast d’eccezione: Carolina Crescentini nel ruolo principale, Fabio Volo in quello di un produttore cinematografico, Marco Bonini è un addetto stampa, mentre ad Ambra Angiolini spetta l’onere di esprimere la crudeltà dei registi. A Tiziano Ferro è affidato il commento musicale e a Massimiliano Caiazzo, attore emergente ma ben noto al pubblico di Mare fuori, quello di interpretare l’unica voce “contro”. Unfitting è prodotto da One More Pictures con il sostegno di Bulgari e del magazine Grazia.
Un confine di cui non si parla abbastanza
Presentato fuori concorso al Toronto International Film Festival, Mur è la “testimonianza” di Kasia Smutniak a sostegno di chi sopravvive a stento, in una zona di confine malsana e pericolosa, soggetta a un clima proibitivo soprattutto d’inverno, bloccato al confine tra Polonia e Bielorussia. L’attrice che esordì alla fine degli anni Novanta in un “tormentone” pubblicitario appena giunta in Italia dalla Polonia, poi Nastro d’argento per Perfetti sconosciuti (2016) di Paolo Genovese, si tuffa nei ricordi d’infanzia per documentare quanto accade in una delle tante, troppe, prigioni a cielo aperto, larga da tre a sei chilometri, con un muro di filo spinato alto più di 5 metri e lungo 186 chilometri, dove nessuno in grado di documentare quanto vi accade è autorizzato ad accedere.
Un Green Border , per parafrasare il film della regista polacca Agnieszka Holland sullo stesso tema, premiato all’ultima Mostra del cinema di Venezia ma strenuamente boicottato in Polonia, di foreste e paludi dove la Bielorussia, ultimo paese dichiaratamente dittatoriale in Europa, respinge dal 2021 con idranti e gas lacrimogeni, migliaia di famiglie afgane, irachene, siriane, attratte dalla promessa di un visto a pagamento per una libertà mai ottenuta. Situazione che con la fuga della popolazione ucraina dagli attacchi russi si è decisamente aggravata.
«Attraverso me stessa volevo analizzare il punto di vista di tutti noi» ha confessato la Smutniak a Maria Serena Natale su Sette, il magazine del Corriere della sera, «quelli che “non c’entrano” eppure sono partecipi, che dalle seconde file vedono e soffrono per ciò che accade in Polonia coma a Lampedusa e vorrebbero fare qualcosa ma si sentono impotenti». Prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci, Mur sarà nei cinema dal prossimo venerdì 20 ottobre.