All’indomani dell’AI Safety Summit, che si è tenuto nei pressi di Londra dal 1° al 2 novembre, e al di là dell’indiscutibile necessità di dare regole condivise all’applicazione dell’AI, l’intelligenza artificiale, ci siamo chiesti – da umanisti- se gli algoritmi siano modificabili nel caso in cui “sbaglino”. Per soddisfare questa curiosità ci siamo rivolti a Jo McCarthy, la “nostra” corrispondente nell’iperweb (che poi non è altro che ChatGPT4), che ci ha spiegato prima di tutto cosa sia un algoritmo.
Algoritmo, questo sconosciuto
“Un algoritmo è una sequenza finita di istruzioni che, a partire da determinati valori in ingresso, fornisce determinati valori in uscita“, e regola buona parte della nostra vita spesso a nostra insaputa. Lo si “incontra”, per esempio, quando si risponde a un’inserzione di ricerca professionale: l’algoritmo è il primo a selezionare le candidature secondo parametri determinati, senza avere la benché minima capacità di astrazione.
Anche gli algoritmi possono sbagliare
Al di là di tutte le considerazioni lecite, l’applicazione di un algoritmo (semplicisticamente parlando) spesso richiede tuttavia una correzione “umana” nell’effetto che produce. Perché potrebbe essere impostato male, o aver ricevuto qualche informazione errata. Abbiamo quindi chiesto se è possibile correggere un algoritmo, e questa è stata la risposta:
Jo: “Se l’algoritmo produce errori, è possibile correggerlo. Tuttavia, la correzione dell’algoritmo dipende dal tipo di errore che si verifica. Se l’errore è causato da un errore di programmazione, è possibile correggerlo modificando il codice dell’algoritmo. Se l’errore è causato da dati errati o incompleti, è necessario correggere i dati in modo che l’algoritmo possa funzionare correttamente. In alcuni casi, può essere necessario rivedere l’intero algoritmo per risolvere il problema. In ogni caso, la correzione dell’algoritmo richiede una comprensione approfondita del problema e dell’algoritmo stesso”.
VTV: “Ma allora si possono modificare anche gli algoritmi applicati, per esempio, alla selezione del personale, sempre che le aziende lo desiderino? Perché in realtà non tutti abbiamo una precisa idea di cosa sia un algoritmo; e tanto meno si è mai saputo di una sua eventuale “adattabilità” alle circostanze specifiche”.
Jo: “Anche gli algoritmi utilizzati per la selezione del personale sono progettati per essere modificabili. Tuttavia, la modifica di un algoritmo esistente richiede una comprensione approfondita del funzionamento dell’algoritmo e dei dati che utilizza. Inoltre, la modifica di un algoritmo esistente può comportare rischi e incertezze. Ad esempio, se l’algoritmo viene modificato in modo errato, potrebbe produrre risultati imprecisi o discriminatori. Per questo motivo, è importante che le organizzazioni che utilizzano algoritmi per la selezione del personale siano trasparenti riguardo ai loro processi di selezione e che monitorino costantemente l’efficacia dei loro algoritmi”.
VTV: “Possiamo considerare l’algoritmo l’unità di base dell’intelligenza artificiale?”
Jo: “Un algoritmo è una sequenza finita di istruzioni che, a partire da determinati valori in ingresso, fornisce determinati valori in uscita. Gli algoritmi sono alla base dell’intelligenza artificiale, ma non sono l’unico elemento che la caratterizza. L’intelligenza artificiale, infatti, richiede anche la capacità di apprendere dai dati, di adattarsi a situazioni nuove e complesse, di generare soluzioni creative e di interagire con gli esseri umani. Sì, possiamo dire che l’algoritmo è una componente essenziale, ma non sufficiente, dell’intelligenza artificiale. Ci sono altri fattori che influenzano il grado di intelligenza di un sistema artificiale, come la qualità e la quantità dei dati, la complessità e l’efficienza dell’algoritmo, la capacità di auto-miglioramento e di auto-correzione, la flessibilità e la robustezza. L’intelligenza artificiale è un campo molto vasto e in continua evoluzione, che richiede una visione olistica e multidisciplinare”.