AI: l'intelligenza artificiale, l'ultima tentazione di Donald Trump

Cosa resterà di buono di Donald Trump se Kamala Harris diverrà la prima Presidente – donna nonché nera – degli Stati Uniti? Presto detto: nella migliore delle ipotesi, un compendio sull’evoluzione dell’intelligenza artificiale generativa per immagini.

Ritratti di un presidente

Così, dopo le (rare) fotografie che lo ritraggono seduto al banco degli imputati dei numerosi processi a suo carico, quelle che documentano gli innumerevoli insulti elargiti con una spiccata propensione per l’avversario politico di turno, di Trump probabilmente ricorderemo – con la stessa simpatia che si concede a un nonno rimbambito – il nutrito repertorio di immagini che lo ritraggono prima inseguito (e strattonato) in pubblico dalle forze dell’ordine, poi galeotto intento a pulire latrine (neanche fosse in omaggio al Perfect Days di Wim Wenders), infine in preghiera, in ginocchio e mani giunte nonostante qualche dito di troppo; queste ultime, immagini realizzate con l’intelligenza artificiale generativa

AI: l'intelligenza artificiale, l'ultima tentazione di Donald Trump

Il tutto al netto di quelle immagini che lo ritraggono “miracolosamente” ferito dopo ben dieci colpi di arma da fuoco, in un attentato da cui nacque quel fight iterato, accompagnato da un gesto più consono a un fuck. Ma le elezioni si avvicinano, Trump evidentemente perde colpi al cambio di narrazione imposto dalla Harris e dalla convention dem che l’ha magistralmente sostenuta, con una ulteriore novità. Trump ha ceduto infatti proprio in questi giorni la scena a una Taylor Swift impegnata in un trionfale tour mondiale che, in atteggiamento inequivocabile, esorterebbe gli americani a votare per lui.

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Potere dell’immagine?

Se non fosse per la planetaria popolarità di una star-singer che abbiamo imparato a apprezzare anche in Europa – dove non godeva della stessa popolarità che in patria se non per Spotify – quest’ultima in sé sarebbe una perfetta immagine di propaganda: giovane, colorata, incisiva, evocativa di quella tradizione americana legata alla guerra; in particolare di quando in piena  Prima Guerra Mondiale Uncle Sam divenne il testimonial della campagna di reclutamento grazie a James Montgomery Flagg, l’autore del manifesto che il Congresso rese simbolo nazionale nel 1961. Senza lontanamente immaginare che sarebbe poi diventato un prompt da intelligenza artificiale.

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La Swift dal canto suo – ha reso noto da fonti a lei vicine di non aver mai saputo nulla dell’iniziativa prima che si ritrovasse sulle pagine dei giornali di tutto il mondo per questioni non strettamente legate al suo The Eras Tour, trionfalmente conclusosi in Europa al Wembley Stadium di Londra il 17 agosto scorso, prima di riprendere in Nord America e approdare a Vancouver a fine anno. Ma nonostante Taylor Swift fosse oggetto d’interesse per la politica americana da ben prima che il Time la eleggesse Person of the Year 2023 in virtù della sua “benefica” influenza sulle nuove generazioni – con cui condivide l’esperienza di gioventù come in un corale diario musicale – la cantante non ha mai espresso simpatie per Trump, anzi.

Intelligenze artificiali a confronto

Resta dunque da chiedersi quale sia la regìa e l’efficacia di un messaggio così smaccatamente fasullo, soprattutto all’indomani della Convention democratica di Chicago. Interrogata al riguardo anche ChatGPT ammette che l’immagine della Swift che “endorsa” Trump abbia più il tono della beffa, che altro. Concludendo che “l’immagine potrebbe essere efficace se l’obiettivo è generare discussione o provocare una reazione, ma è improbabile che convinca qualcuno che sia realmente un endorsement autentico di Taylor Swift per Donald Trump”, poiché l’efficacia di un’immagine dipende – sempre e comunque – dal contesto in cui è condivisa, quindi dalla percezione di chi la guarda.

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Intelligenza artificiale e misinformazione

E proprio ChatGPT rivela che l’immagine della Swift che recluta elettori non avrebbe alcuna regìa politica – al di là dell’essenza del messaggio – individuando l’autore in un tale Benedetto Cristofani cui Aunt Taylor (il titolo è nostro) deve essere evidentemente sfuggita di mano, pur facendo parte di un “progetto artistico per stimolare riflessioni sull’influenza delle celebrità nella politica”. Ma al di là di queste considerazioni una cosa è certa: l’intelligenza artificiale generativa per immagini è sempre più al servizio della mistificazione dell’informazione (in una parola misinformazione), sia in termini quantitativi che qualitativi, nonostante l’AI Act, la normativa europea in fase d’implementazione, e quella americana in cantiere. Sarebbe infatti oltremodo controproducente se, a breve termine dalle elezioni, vi si ricorresse con tale inavvedutezza; a differenza di quanto sia stato fatto in passato, quando Donald Trump veniva ritratto in circostanze adatte a suscitare emozioni, come la propaganda insegna.

Realizzato con il parziale contributo di ChatGPT. Tutte le immagini sono frutto di manipolazione con intelligenza artificiale generativa
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Di Antonio Facchin

Tecnico di marketing, esperto in comunicazione con la passione per l'editoria digitale multimediale. Di formazione classica con Laurea e Master in scienze umanistiche (foto ©SimonaFilippini)

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