Lady Oscar arrivava nel nostro Paese lunedì 1 marzo 1982, 42 anni fa, sugli schermi di Italia 1 (all’epoca proprietà della Rusconi), divenendo immediatamente un cult intergenerazionale fra i più amati di tutti i tempi. E oggi, per la gioia dei tantissimi fan, è visibile integralmente su Prime Video in versione rimasterizzata.
Tratto dall’omonimo manga del 1972 di Riyoko Ikeda, l’anime (serie a cartoni animati) Lady Oscar – titolo originale Berusaiyu No bara, “Le rose di Versailles” – era uscito in Giappone nel 1979, tre anni prima dell’approdo in Italia, prodotto dalla Tokyo Movie Shinsha. Le “rose” del titolo originale sono principalmente l’aristocratica Oscar François De Jarjayes, cresciuta come un maschio dal severissimo generale suo padre; Maria Antonietta, figlia dell’imperatrice Maria Teresa D’Austria e data in sposa ancor giovanissima al delfino di Francia che diventerà poi Luigi XVI; la spregiudicata Jeanne De Valois De La Motte, nobile decaduta che vive di espedienti; Rosalie Lamorlière, protetta di Oscar e colei che, storicamente, assisterà Maria Antonietta negli ultimi giorni di vita prima della ghigliottina.
Ambientata in Francia nella seconda metà del Settecento, Lady Oscar si distingue immediatamente dalle altre serie a cartoni animati per l’alone di tragedia che la segna fin dall’inizio. Fin dal primo episodio, infatti, si conosce già il triste destino di Maria Antonietta e del Paese che, qualche anno dopo, verrà investito dalla bufera rivoluzionaria. Un manto fosco grava dunque su tutta l’opera, autentico inno all’amore doloroso con il suo quadrangolo di storie sentimentali sventurate. Oscar, divenuta comandante delle guardie Reali, ama il conte svedese Hans Axel di Fersen che tuttavia è legato a Maria Antonietta da un amore impossibile, mentre il fedelissimo valletto André Grandier è “innamorato respinto” di Oscar.
Sullo sfondo degli amori sfortunati dei quattro personaggi principali, la Francia muove ogni giorno un passo sulla strada della rovina, e altre storie s’intrecciano al Fato dei protagonisti: quella di Jeanne De Valois (chiamata erroneamente in italiano “Balò”, basandosi sulla pronuncia giapponese), spregiudicata avventuriera che trascinerà Maria Antonietta nello “scandalo della collana” per poi togliersi la vita; quella di Rosalie che si scoprirà figlia illegittima della contessa di Polignac, la quale – per un amaro scherzo del destino – ha investito con la carrozza la madre adottiva della ragazza; quella del giovane avvocato Bernard Chatelais, collaboratore di Maximilien de Robespierre, e che la notte si trasforma nell’eroe mascherato Cavaliere Nero (durante le sue scorrerie ferirà accidentalmente Andrè a un occhio innescando nefasti eventi futuri); quella dell’idealista e coraggioso soldato della guardia Alain che vedrà la dolce sorellina Diane impiccarsi perché rifiutata da un nobile il giorno del loro matrimonio; quella di Charlotte di Polignac, figlia legittima della contessa, che si getterà da una torre per sfuggire a un matrimonio con un vecchio libertino impostole dalla madre arrivista, e così via.
Il suicidio della piccola Charlotte segna uno spartiacque storico nella serie. La prima parte dell’anime, diretta da Tadao Nagahama, è infatti più spensierata e caratterizzata dai disegni più “infantili” di Shingō Araki, nonché incentrata perlopiù sulla guerra fredda tra Maria Antonietta e la Contessa Du Barry, favorita di Luigi XV. Dopo la tragica morte della giovane Polignac, i toni degli episodi – ora diretti da Osamu Dezaki – si fanno invece via via più funesti, più cupi, più neri, e i disegni passano a Michi Himeno, assumendo tratti più maturi, più spigolosi, più gotici. Il tutto corredato dalla colonna sonora di Kōji Makaino che commenta egregiamente le curatissime immagini.
Menzione speciale lo merita il doppiaggio italiano a cura della CITIEMME Registrazioni Sonore diretto da Isa Barzizza e Franca Milleri, con le splendide voci di Cinzia De Carolis (Oscar), Laura Boccanera (Maria Antonietta), Massimo Rossi (Andrè), Luciano Roffi (il conte di Fersen), Susanna Fassetta (Jeanne), Romano Malaspina (il generale De Jarjayes), Daniela Caroli (Rosalie), Serena Spaziani (la contessa di Polignac), Franca De Stradis (la contessa Du Barry), Giorgio Locuratolo (Robespierre), Marco Guadagno (Luigi XVI), Sergio Luzi (Alain). Da segnalare anche la sigla storica dei Cavalieri del Re, sostituita per qualche tempo da un altro brano – Una spada per Lady Oscar – cantato da Enzo Draghi e poi da Cristina D’Avena. La sigla dei Cavalieri del Re, tuttavia, resta quella più nota e più amata dai fan dell’anime.
Piccola chicca: le immagini della sigla iniziale rappresentano Oscar nei panni di una rosa (di colore) rosa stretta tra spine azzurre (ovvero la vita da maschio che le è stata imposta dal padre generale), mentre nella sigla finale la vediamo libera dalle spine e dalla sua corazza maschile grazie al suo amore per André che l’ha resa finalmente una donna.
Particolarmente struggente la maturazione delle due amiche di una vita, Oscar e Maria Antonietta: da nobile fedele alla Corona, la prima rinnega i suoi natali per guidare il popolo alla Bastiglia sospinta dal suo sentimento per il fido André, che ha scoperto di amare troppo tardi e con cui si è unita in un’unica notte d’amore in riva al fiume in una danza di lucciole; la seconda, provata dalla morte del figlioletto e dalla separazione forzata con Fersen, abbandona la frivola spensieratezza dell’adolescenza e si chiude in una fortezza di egoismo retrivo che le impedisce di scorgere i segni premonitori del disastro.
Memorabile la scena nella quale, pochi giorni prima della Rivoluzione, Oscar – segretamente minata dalla tubercolosi – si reca a trovare l’amica Regina cercando di avvertirla di quanto sta per accadere, trovandola irremovibile. Le due si separano piangendo, consapevoli che la loro ventennale amicizia è irrimediabilmente incrinata e che non si rivedranno mai più.
La morte di André – ormai quasi completamente cieco – rappresenta uno dei momenti più tragici di sempre. Geniale la trovata cinematografica del lenzuolo che, spinto dal vento, gli copre pian piano il volto fra i singhiozzi e le urla di dolore di Oscar, la quale – dopo aver troppo tardi scoperto di amarlo – vede il suo uomo lasciarla per sempre. Lo seguirà di lì a poco il 14 luglio 1789, colpita a morte di fronte alla Bastiglia che, con il suo coraggio, ha contribuito a espugnare. L’ultimo suo pensiero sarà ovviamente per André.
Saranno Rosalie e Bernard, ora sposati, e Alain a riannodare nell’ultimo episodio il filo degli eventi, sottolineando che, a Oscar e André, sepolti l’uno accanto all’altro su una collina, sono stati risparmiati i momenti orribili del Terrore. L’ultima scena della meravigliosa e immortale serie che ha divertito, informandoli al tempo stesso sulla Rivoluzione Francese, milioni di adolescenti vede i tre amici interrogarsi di fronte a una rosa fabbricata con degli scampoli di stoffa da Maria Antonietta in cella poco prima di morire e affidata a Rosalie perché la colorasse in ricordo dell’amica Oscar. I tre decidono infine per lasciare il fiore così com’è, bianco, il colore che senz’altro Andrè avrebbe ritenuto adatto alla sua amata. Immacolato, virginale, luminoso, il bianco racchiude, non per nulla, tutti i colori del mondo.