di Marco Zonetti
Jean du Barry, ovvero “l’angelo dei bassifondi”. Con questo epiteto l’esimia francesista Benedetta Craveri introduce, nel suo libro Amanti e regine – Il potere delle donne, la sua disamina sugli splendori e le miserie di Marie-Jeanne Bécu (1743-1793), che – dalle bettole parigine nelle quali si prostituiva – scalò la gerarchia sociale fino ad approdare a Versailles e a fare breccia nel cuore di re Luigi XV divenendone l’influentissima favorita. La contessa du Barry, nota anche come L’Ange, “l’angelo” per l’appunto. Tanto potente da umiliare perfino la capricciosa principessa Maria Antonietta futura regina di Francia, come raccontato anche nell’anime Lady Oscar, che si rivela alquanto preciso dal punto di vista storiografico.
Jeanne Du Barry: il grande ritorno di Johnny Depp diretto da Maïwenn
L’avvincente storia della favorita di Luigi XV approderà nei cinema italiani il prossimo 30 agosto, raccontata nel film Jeanne du Barry. Diretto e interpretato dalla regista e attrice francese Maïwenn, vede nei panni del re di Francia innamorato della protagonista il grande ritorno di Johnny Depp sul grande schermo, dopo il disvelamento della verità sulle accuse della ex moglie Amber Heard.
Nel film, che ha aperto qualche mese fa l’edizione numero 76 del Festival di Cannes, si dipana l’avventurosa vita di Jeanne, nata in povertà da padre incerto, forse un monaco, e spedita in un collegio religioso, ove apprese insegnamenti di lettere, geografia, arte, storia che le sarebbero stati molto preziosi in seguito. Dopo aver prestato servizio in un salone di parrucchieri, quindi nella casa di una vedova nobile ove assunse modi aristocratici, Jeanne divenne all’età di 19 anni amante del conte du Barry-Cérès, un libertino che viveva ai limiti della legge e che vendeva a uomini facoltosi le sue belle e giovani protette in cambio di favori.
Da “angelo dei bassifondi” a signora di Versailles
Scoprendo nella bellissima Jeanne doti eccezionali, e dopo averne completato l’educazione erotica, il conte decise di presentarla all’ormai ultrasettantenne, ma sempre potentissimo, duca di Richelieu, che rimase sbalordito dalle prestazioni della giovane. A quel punto il mezzano capì che era giunto il momento di fare il grande passo e avvicinare il re di Francia, reduce da una serie di lutti fra cui quello dell’amata Madame De Pompadour. Con abile stratagemma, ispirato da un dialogo con Richelieu, il libertino riuscì a imbucare Jeanne a Versailles facendola trovare ben in vista sul percorso del sovrano, che ne rimase conquistato al primo sguardo.
Quando, dopo averne gustato di persona le delizie erotiche, Luigi XV scoprì che “l’angelo” era in realtà una cortigiana di professione la cosa non lo turbò minimamente: ormai soggiogato e intenzionato ad averla costantemente presso di sé a corte, il re di Francia ordinò che le fosse trovato un marito di comodo per renderla rispettabile. Escluso du Barry, la cui reputazione era seriamente compromessa, Jeanne fu data in sposa a un fratello scapolo del conte che, dietro lauto compenso, la condusse all’altare per poi sparire per sempre in Linguadoca.
L’amore di Luigi XV e lo “stile du Barry”
Divenuta quindi “contessa du Barry”, e malgrado l’ostilità dei nobili (Maria Antonietta e le sorelle del re in primis) che fin da subito la circondò a Versailles, Jeanne rimase a fianco di Luigi XV per cinque anni di assoluto potere fino alla morte del sovrano nel 1774, stroncato dal vaiolo. Una morte improvvisa che segnò la fine del “regno” della favorita, rinchiusa per qualche tempo nella lugubre cella di un monastero in rovina. Trattata come una sordida criminale da aguzzini dimentichi che, all’epoca del suo massimo splendore, la contessa – lungi dall’essere una semplice cortigiana intrigante – aveva dimostrato uno spiccato gusto estetico e un indubbio estro di mecenate, dando impulso a uno dei momenti di grazia dell’arte francese del Settecento, il cosiddetto “stile du Barry”.
Tuttavia, l’Ange non concluse i suoi giorni nell’orrido confino del convento: la vita aveva ancora in serbo per lei altre avventure – che non vi raccontiamo – e altre occasioni in cui poté sfoggiare il suo peculiare senso artistico e il suo spirito di filantropa. Fino al giorno in cui, l’8 dicembre 1793, fu condotta al patibolo e ghigliottinata, vittima del fervore sanguinario della Rivoluzione Francese.